NON vi sto consigliando di leggerlo, è un libro per i fan di Irvim Yalom. Ma ci sono alcune cose interessanti, che mi piacerebbe comunque condividere.
Partiamo dalla storia.
Il Dott Yalom inizia un percorso di psicoterapia con Ginny Elkin e le propone un singolare esperimento: in luogo del pagamento di una parcella, Ginny dovrà scrivere un riassunto onesto di ogni seduta, contenente tutti i pensieri e le fantasie che non emergono in un rapporto di persona. Dal canto suo il Dott. Yalom avrebbe compilato delle note non cliniche, basate ugualmente sulle impressioni di ogni seduta. Le rispettive note vengono consegnate all’assistente del Dott. Yalom e possono essere scambiate fra le parti ogni sei mesi.
Ginny ha ventitrè anni, figlia di una cantante d’opera e di un uomo d’affari, ha un indiscusso talento per la scrittura creativa. Secondo le parole del Dott. Yalom “Non graziosa, é tuttavia curiosamente attraente. Così totalmente assorbita dal tentativo di piacere agli altri che non pensa mai di chiedersi se gli altri piacciano a lei”.
Il Dott. Yalom è il suo psicoterapeuta. Insegna psichiatria alla Standford Univerisity e svolge il suo lavoro di psichiatra a Paolo Alto. Ho letto quasi tutti i suoi libri. Se non lo conosceste, ecco alcuni post di riflessioni sulle sue opere: Diventare se stessi, Le lacrime di Nietzsche (il più bel romanzo che io abbia letto), Guarire d’amore, Il senso della vita.
Il percorso di psicoterapia dura 2 anni, 60 sedute raccontate attraverso la lente dei doppi-tripli resoconti, di Ginny, del Dott. Yalom e poi anche di Karl, il fidanzato di Ginny che partecipa alle ultime sedute.
Come nel racconto “i 3 sorrisi” del libro Guarire D’amore, colpisce vedere la differenza di percepito fra due persone che hanno vissuto il medesimo incontro. E’ particolare leggere quanto le cose che sono state importanti per l’uno sono insignificanti per l’altra e viceversa.
E poi la tecnica di scrivere ex post un resoconto di quanto vissuto, fa emergere quanto di non detto ci sia in una relazione: pur in un rapporto aperto e trasparente, c’è sempre un velo che trattiene e non fa esprimere opinioni ed emozioni.
Poi mi ha colpito leggere la storia di Ginny, sentire raccontare il suo vissuto da dietro le quinte, attraverso una sorta di diario. Il confine fra la follia/patologia e la normalità è sottile, molte delle sue avventure sono le nostre, mie e di persone che conosco e a cui voglio bene, persone che definiamo “troppo buone”, persone che non riescono a dire di no, che a volte in modo auto-lesionistico per paura di perdere una relazione, ne diventano schiave.
Da ultimo mi ha colpito l’affetto con cui Il Dott. Yalom accompagna Ginny verso il cambiamento: “In modo sconcertante il contro-transfert ha fornito gran parte dell’energia e dell’umanità che hanno determinato il successo della nostra avventura”.
Dico spesso che si cambia solo per un amore, questa storia ne è un’esemplificazione drammatica e delicata.
Ecco alcuni altri pezzi di “Posta per me”.
L’atteggiamento interpersonale di base di Ginny era basato sulla cancellazione di sé. Dopotutto ci sono molti modi per avvicinarsi agli altri: alcuni si battono per il dominio, altri per il plauso o il rispetto, altri ancora per la libertà e la fuga. Ginny cercava un bene primario negli altri: l’amore a qualsiasi costo. (…)
Sopprimeva tutti i tratti che smentivano questa immagine idealizzata di bontà: i suoi diritti erano scarsamente riconosciuti, e ancor meno onorati, sacrificati sull’altare della cancellazione di sé: la rabbia, l’avidità, l’auto-affermazione, l’indipendenza e il desiderio personale erano tutti considerati sabotatori del regime dell’amore, ed esiliati nella regione più remota della mente. Aveva una paura irrazionale (una fobia, se preferite) dell’affermazione di sé. Si comportava come se, qualora avesse preteso i propri diritti o espresso la propria collera o semplicemente un’opinione conflittuale, ne sarebbe conseguita di sicuro una calamità.
La cosa che Ginny temeva di più era la perdita dell’amore, e viveva nel terrore di dispiacere agli altri (…)
Per il mio modo di pensare, vivere insieme perché si ha paura di vivere separati è una ben misera base per una relazione. E’ difficile immaginare qualcosa di durevole costruito su un fondamento tanto inconsistente.
Un individuo può cercare aiuto presso uno psicoterapeuta per una varietà di ragioni e sofferenze (depressione, fobia, angoscia, timidezza, impotenza, ecc) ma sottesa a queste ragioni e comune a tutte c’è l’incapacità di stabilire relazioni soddisfacenti e durevoli con gli altri. (…) La psicoterapia diventa allora la correzione di relazioni interpersonali distorte e la cura terapeutica la capacità di relazionarsi agli altri in modo appropriato, piuttosto che sulla base di bisogni personali impellenti e inconsci.
Anche se l’origine di schemi di comportamento maladattivi si trova nel passato, la correzione delle distorsioni può verificarsi unicamente nel presente, nella relazione tra paziente e psicoterapeuta.