Nelle vacanze di Natale degli ultimi 5 anni mi è sempre “capitato” di imbattermi in un libro importante… in altro post racconto il filo rosso che collega le esperienze vissute, i luoghi visitati e le letture fatte.
Il libro delle mie vacanze di Natale del 2022-2023 è “Le vite nascoste dei colori” di Laura Imai Messina.
“Jean-Baptiste Grenouille nasce nella Parigi del Settecento, orfano, brutto, apparentemente insensibile, ha una caratteristica inquietante: in una società impregnata di mille effluvi e miasmi, non emana alcun odore. E però dotato di un olfatto unico al mondo, e il suo sogno è quello di dominare il cuore degli uomini creando un profumo capace di ingenerare l’amore in chiunque lo fiuti.” Chi ha letto questo libro avrà capito che sto parlando de Il profumo di Patrick Suskin, romanzo un po’ inquietante come Jean-Baptiste, tutto basato sul senso dell’olfatto.
Revoluzione è il romanzo filosofico del compositore e direttore d’orchestra Giovanni Allevi. Racconta della crisi fisica e artistica dell’autore che un giorno, ad un concerto in Giappone, vede le sue mani bloccarsi sulla tastiera e rifiutarsi di suonare. Questo romanzo è tutto giocato sul senso dell’udito.
Le vite nascoste dei colori di Laura Imai Messina è invece tutto costruito sul senso della vista e in particolare sulla percezione del colore.
Non ho mai letto nulla di autori giapponesi e, all’inizio, è stata una lettura rallentata, le espressioni del libro erano difficili da comprendere ed io leggevo poche pagine per volta, senza gusto e senza riuscire a perdermi nella storia…
Poi, dalla metà in avanti è cambiato il ritmo e in una giornata ho finito il libro. A parte i colpi di scena della trama e i segreti che emergono, dalla metà in avanti sono entrata dentro la storia e ho incominciato a seguire le piste di immaginazione che il libro offriva.
La protagonista del romanzo, Mio, vede il mondo attraverso i colori e riconosce le sfumature più piccole associando a ciascun colore una metafora. Questi sono, per esempio, i tre colori che danno il titolo alle parti in cui è suddiviso il libro:
Parte prima – grigio cenere e rosa ciliegio (c’era in quel colore la vita e la morte, l’inizio e la fine, è il colore del panno su cui viene adagiata Mio appena nata e che per tradizione sarà usato anche al momento della sua morte)
Parte seconda – blu ripostiglio (mescola il grigio, un cobalto e un pizzico di verde, immaginate il fondo di un armadio di casa, di sera, per Mio è il colore in cui si sprofonda entrando nel sonno)
Parte terza – azzurro pallido, color sguardo fuggitivo ad una brocca (era quello che nasceva da un’immersione rapida e superficiale nella tintura dell’indaco, è il colore dell’amore secondo Mio).
Sono molti gli spunti che ho colto e voglio condividerli per non perderli:
Ecco la posta per me, direttamente con le parole del libro. La lista delle citazioni è molto lunga, fatevi guidare dai miei titoli e leggete solo quello che vi ispira!
Da adolescente, Mio dall’altalena guardava il parco alla rovescia, i tronchi in testa alle chiome, le terrazze ai piedi dei palazzi che spuntavano sempre più alti intorno a lei.
Sapevo di essere diversa – disse Mio- ma se ne ho sofferto non lo ricordo. Per me c’è sempre stata la bellezza nell’essere diversi, così come c’è pace nell’essere uguali
Mio da sempre praticava l’incendio, che mescolava una nuova lingua con la benzina e dava fuoco alle cose. Se non amava più qualcuno era pronta a bruciare anche le persone, terrorizzata al pensiero di soffrire. Alla fine di ogni relazione, per evitare la tentazione di tornare, Mio appiccava un rogo e gettava lì dentro tutto ciò che le ricordava quell’amore.
Mio era allibita. Lo guardava e non capiva come quell’uomo potesse dire cose tanto enormi a una sconosciuta, come riuscisse a mantenere la voce distesa. Pareva quasi ci fosse una falla nelle barriere di autodifesa, e che da quel taglio fuoriuscisse la sua parte più segreta.
Quella notte Aoi le parlò a lungo. Voleva che Mio sentisse quanto era disposto ad aprirsi con lei, voleva che avvertisse il potere che deriva dal conoscere dell’altro la fragilità.
Mio si domandò con sorpresa perché mai in amore, ci si svelasse così tanto. (..) Rivelare così tanto di sé era pericoloso: non per la paura che i suoi ricordi venissero dispersi nel mondo, ma per lo smisurato potere emotivo che ognuno di noi consegna agli altri, quando racconta la propria storia con le proprie parole.
“Spesso venivo qui con mia madre, facevamo esercizi di vista, – disse Aoi (che era daltonico) – Io le chiedevo il colore delle cose, lei mi rivolgeva la stessa domanda. Era come avere una doppia versione del mondo. A volte sembrava che nessuno dei due avesse ragione, anzi; che la ragione proprio non esistesse”
E per la prima volta Mio ebbe la sensazione di intuire come ci si potesse amare anche se non si vedeva la realtà allo stesso modo. Che anzi fosse quello il segreto di una relazione duratura: individui diversissimi che – per il solo fatto di non dare nulla per scontato – spendevano più tempo, più parole per capirsi.
Ci sono i colori complementari. Goethe li chiamò addirittura “necessari”. (…) un colore sembra più vivido se accostato al suo complementare: si esaltano a vicenda e generano una specie di vibrazione reciproca. Come due persone che sono molto diverse, e che proprio grazie a questa loro differenza risaltano di più quando sono vicine.
Se non tolleri che tutto finisca – concluse Aoi – come puoi accettare che inizi?
“Credo che la cosa più grande che mi ha insegnato mio padre sia non temere la morte. (…) Diceva che la morte è come una pianta dentro ognuno di noi. Che nasciamo con quel seme all’interno e quello si sedimenta, spunta, cresce mano a mano che cresciamo noi” sussurrò Aoi.
Mio abbassò il capo. Ora riusciva a capire quanto vicino fosse un matrimonio a un funerale: tutto ciò che vi accadeva diventava un ricordo.
“Nell’equilibrio delle nostre facoltà ci è impossibile percepire altri mondi. Ecco, se avesse dovuto individuare il perno della propria vita, Mio avrebbe tirato fuori quella frase. (..) secondo lei ribadiva che quell’ossessione che la portava ad osservare la gente nell’ora di punta solo per estrarre un colore era il suo modo di percepire l’altrove. …serve perdere un po’ l’equilibrio per vedere le cose”
Come un veleno, Mio sentiva dentro di sé un’innata tensione verso la sconfinatezza (…) Inquieta, ossessiva, insicura, a Mio non bastava mai nulla. Eppure, quando si trattava di riconoscere l’amore negli altri, si lasciava contagiare dall’entusiasmo, come facendo suo l’accento di un forestiero incrociato per caso (e scrivendo il suo colore sul suo taccuino)
Il padre di Mio con parole confuse le aveva spiegato che l’ossessione era una tendenza ereditaria, e che da quel momento in avanti avrebbe dovuto farci attenzione anche lei, perché più si cresceva, più anche i pericoli diventavano grandi. Soprattutto, e in quel mentre aveva abbassato la voce, si era raccomandato che Mio nella vita diversificasse passioni e affetti: concentrarsi su una sola cosa e affidare tutta la gioia solo a quella, era un rischio enorme.
Mio pensava alla necessità di accettare l’ambiguità di certe emozioni, alla gioia di avere Aoi accanto e al timore che quel sentimento ossessivo e senza controllo riprendesse da capo.
Mio sapeva che, per quel bisogno di assoluto cui tendeva la propria natura, era necessario assumere la vita a piccole dosi. Serviva prescriversela della quantità giusta, perché l’antidoto al veleno funzionasse. “Solo perché hai l’antidoto, non diventare dipendente dal veleno”
Mio pensò allora che, al contrario di quanto credeva da ragazzina, anche la passione tra lei e Aoi era servita. Era stato importante che loro due arrivassero a condividere un letto (…) si convinse che era stato importante persino sentirsi delusa da lui, credere alla malafede, all’inganno. Ora era certa che tutto fosse servito per capire come in certi viaggi, in fondo, la meta sia l’ultima cosa che conta. Che fine faccia il tesoro nelle fiabe non lo sa mai nessuno. Non lo si racconta perché in fondo non è importante. Capita piuttosto che nelle fiabe si parta per ottenere una cosa che, misteriosamente, si trasforma in altra.