E’ raro sentire parlare di umorismo come di una risorsa preziosa per la crescita professionale e il mondo aziendale. L’Economia è la “scienza triste” secondo la definizione del filosofo e storico scozzese Thomas Carlyle e le doti di un buon manager sono altre nell’immaginario collettivo. Al massimo, nel parlare di comicità e azienda, ci viene in mente il comico famoso (più o meno divertente) che viene coinvolto in occasione delle convention aziendali…
Eppure se ci riflettete un attimo, in un mondo del lavoro in profondo cambiamento e attraversato da tensioni di competitività, pressione sui risultati e incertezza sul futuro, la competenza umoristica è e sarà sempre più preziosa in ambito aziendale: chi ne è dotato naturalmente dovrebbe valorizzarla, chi pensa di non averla può svilupparla esercitando il proprio talento umoristico, che è in tutti.
Ciascuno avrà in mente alcune persone naturalmente dotate del senso dell’umorismo. Io ne ho in mente una decina al massimo, uomini e donne.
Persone capaci di entrare in una stanza piena di gente arrabbiata e di riuscire con un gesto, un’espressione del viso o una frase azzeccata a liberare la tensione e permettere al gruppo di lavorare con serenità….Persone che, pur dovendo essere dure, determinate, ferme nei loro propositi, non scadessero mai nel conflitto personale, non fossero mai né offensive né caustiche.
Ebbene la tesi del libro è che l’umorismo si può imparare. Gli autori si inoltrano in un territorio inesplorato e affascinate, quello dell’umorismo utilizzato nella vita di tutti i giorni e nelle situazioni aziendali, nei rapporti one-to-one o con piccoli gruppi (lasciando quindi da parte il tema della comicità-spettacolo, quella dei comici di Zelig per intenderci, che ha regole diverse). E suggeriscono tecniche e strumenti per imparare a svilupparlo.
Gli esiti della competenza umoristica sono chiari: banalmente “far ridere” il proprio interlocutore o sé stessi, ma il libro è affascinante perché va ad indagare le caratteristiche da allenare per essere uno humor business man, i passaggi che portano alla risata e le precondizioni da creare.
La competenza umoristica può essere definita sinteticamente come un mix di altre competenze, in particolare di flessibilità (capacità di cambiare rapidamente il punto di osservazione) e intelligenza emotiva (capacità di comprendere e di gestire l’emotività propria e altrui)
Per avere umorismo è necessario possedere un vero e proprio settimo senso (come recita il titolo di un noto libro di Giovannantonio Forabosco). Un senso di misura, di autoregolazione e di allineamento che consente di capire al volo la persona con la quale ci si relaziona, di comprenderla nella situazione che si sta delineando e di coinvolgerla nel proprio gioco umoristico.
Secondo gli autori, perché si crei la situazione umoristica è necessario quindi che si crei prima una sintonia umoristica fra le parti. Questo fenomeno viene compiutamente spiegato mediante l’uso di un modello a più fasi.
Prima deve essere creato un AMBIENTE PRE-UMORISITICO che nasce se fra le parti coinvolte si crea una CONNESSIONE e un’INTESA.
La CONNESSIONE può avvenire attraverso uno dei sensi (vista, udito, tatto) e richiede che ci siano le condizioni di Attenzione e Apertura reciproca.
L’INTESA può avvenire attraverso i canali delle nozioni, emozioni, cultura e idee e richiede che si creino le condizioni di Allineamento e Ricerca Condivisa.
Solo dopo può scattare il GIOCO UMORISTICO vero e proprio, che consiste nel inventare soluzioni alternative, proporre idee nuove e suggerire punti di vista insoliti, superando i limiti imposti dalla morale, dall’etica, dal senso pratico, dalle difficoltà oggettive, dal rispetto dei ruoli e delle circostanze ….coinvolgendo in ogni momento l’interlocutore e ridisegnando insieme a lui, di volta in volta, i confini della cosiddetta Soglia di Trasgressione Condivisa, cioè i confini oltre i quali non vi sarebbe più comprensione del gioco umoristico, ma irrigidimento.
Illuminante questo modo di osservare il fenomeno.
Alla luce di questo si spiega perché alcune persone sono apparentemente dotate di senso umoristico ma non lo usano in modo adeguato, perché per lo più offendono l’interlocutore anziché farlo ridere: non sono in grado di restare all’interno della Soglia di Trasgressione Condivisa.
E si spiega anche il perché delle reazioni drammatiche alle vignette su Maometto: non puoi fare umorismo su un tema che non comprendi e infrangendo le soglie di religiosità altrui.
E si spiega perché alcuni comici famosi fanno ridere a crepapelle me (Cevoli per esempio) ma non piacciono ad altri: è probabile che condividiamo le stesse idee e cultura.
Ed infine spiega perché chi è dotato di un umorismo raffinato è innanzitutto un esperto di umanità, cioè sa comprendere a fondo chi ha di fronte, ne coglie i punti deboli ma è in grado di capire sino a che punto spingersi con l’ironia.
E fin qui siamo arrivati solo al capitolo 2 (cioè a pag 60). Le altre 240 pagine del libro approfondiscono come l’umorismo può essere utilizzato in azienda, spiegando con quale tecniche e strumenti ci si può migliorare in questi ambiti:
cap 3 – gestione dei conflitti
cap 4 – leadership
cap 5 – team building
cap 6 – public speaking
cap 7 – marketing e comunicazione
cap 8 – formazione
Molto interessante in particolare il cap. 6, che approfondisce le tecniche del public speaking. Vengono prese in esame 3 fasi:
–Preparazione del messaggio, che prevede le fasi dell’INVENTIO, della DISPOSITIO e dell’ELOCUTIO. Steve Jobs era fissato nella preparazione minuziosa di ogni aspetto delle sue presentazioni dei nuovi prodotti.
–Trasmissione del messaggio, con la scelta della PROSODIA (parole), della CINESICA (gesti e posizione del corpo), della PROSSEMICA (gestione dello spazio e delle distanze dall’interlocutore).
–Gestione delle interferenze. Gli oratori umoristi sono i più bravi a gestire gli imprevisti (e spesso li creano appositamente) perché attraverso questi sono in grado di creare l’ambiente pre-umoristico.
Sottotitolo:
Teoria e pratica dell’umorismo per il benessere aziendale e la crescita professionale
Autori:
MATTEO ANDREONE, su Linkedin si definisce Humor Intelligence Coach. E’ ricercatore e docente di Pensiero Umoristico applicato alla formazione delle risorse umane, la creatività d’impresa, lo Humor Marketing e la comunicazione efficace.
RINO CERRITELLI, http://www.rinocerritelli.com/ su Linkedin si definisce Humor Creative Trainer. Scrittore, formatore, creative performer, regista e docente di humor terapia, scrittura umoristica e humor business.
Cosa mi ha insegnato questo libro:
1. Conto sulle dita di una mano le persone di mia conoscenza palesemente dotate di competenza umoristica. Sono persone speciali ed è una fortuna trovarsi a lavorare con loro, perché anche nelle situazioni più complesse sono in grado di allentare le tensioni (Non sono necessariamente persone allegre e solari, anzi a volte sono in apparenza il contrario).
2. Io non sono naturalmente dotata di umorismo, ma dal libro ho imparato che questa competenza si può sviluppare e che da una marcia in più in molti ambiti aziendali come la gestione del conflitto, la leadership, il public speaking, …
3. Sotto la parola Umorismo si nascondono significati differenti. L’umorismo interessante da sviluppare è quello che migliora le relazioni e arricchisce tutte le parti coinvolte, favorendo la comunicazione e lo scambio.