Vi racconto una storia… (chi è interessato solo ai take-away, vada direttamente alla fine del post).
Tutto inizia qualche settimana fa, l’8 gennaio di primo mattino mi presento in Officina Creativa 25. Mi avevano mandato le ultime proposte per il logotipo di Innovation Colors e dovevamo procedere spediti con la scelta.
Innovation Colors è la mia società, si occupa di Executive Coaching per l’innovazione e altri servizi a supporto della trasformazione delle aziende.
Siamo convinti che l’innovazione e la trasformazione – gestite attivamente e non in modo reattivo – siano condizioni indispensabili per la sopravvivenza e la crescita delle persone e delle aziende. Per questo alleniamo manager ed imprenditori, con gli strumenti e l’approccio del coaching, ad innovare e trasformare sé stessi e le organizzazioni a cui appartengono.
Faccio un passo indietro. Io sono sulla carta esperta di strategie di branding e di selezione di marchi e di loghi, quindi la scelta avrebbe dovuto essere semplice:
Ma tutto questo non è sufficiente, se non sei disposto ad imparare cose nuove e anche a rimettere in discussione quanto hai imparato e pensi di sapere già..…
La scelta era importante e avevo la sensazione che il modo normale per decidere il logo di una nuova impresa – a tavolino e in modo unilaterale, confrontando le mie istintive preferenze con quelle dell’agenzia creativa – sarebbe stato parziale. Volevo capire meglio cosa le persone pensano dell’innovazione, cosa associano a questa parola e quali elementi doveva contenere il nostro logo per poter comunicare il nostro particolare modo di intendere l’innovazione, che per noi è frutto di una co-creazione, con i collaboratori interni e con i clienti.
E poi quel mattino mi frullavano in testa queste parole del sito di Innovation Colors che avevo appena scritto durante le vacanze di Natale:
#INFINITE LEARNERS – Siamo curiosi e ossessionati per un apprendimento senza sosta. Per supportarti nell’innovazione, sperimentiamo di continuo i benefici di ogni metodologia e approccio da noi proposti.
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Ho detto all’agenzia che mi sarei presa ancora qualche giorno per prendere una decisione. La decisione. Così ho scritto un post su Linkedin, Facebook e sul gruppo whatsapp di Connectance, network lab di learning designer di cui sono Promoting Partner:
Le risposte sono state davvero sorprendenti. In termini quantitativi, questi i risultati:
Ma più sorprendenti sono stati i risultati qualitativi. Innanzitutto, una mole inaspettata di feedback sulla percezione dei tre loghi (scopo originario del post) che mi hanno fatto accorgere di aspetti che non vedevo e che non avrei mai visto se non avessi chiesto.
E poi ci sono stati molti altri by product dell’esperimento:
Le persone hanno voglia di dire la loro e contribuire, fare sharing delle loro opinioni e dei loro saperi. Questo vale in generale e a mio avviso la parola “Innovation” ha creato un coinvolgimento particolare. Questa storia potrebbe a tutti gli effetti entrare fra le casistiche del mio libro-cult su questi temi, Marketing e Competenze dei consumatori di Antonella Carù.
Il valore del crowdsourcing è altissimo (per me e per qualunque azienda che lo voglia attivare) e l’approccio di #InfiniteLearner è vincente. Le persone hanno in sé un potenziale spesso non esplorato, è importante avere strumenti per liberarlo. Allargando il campo, ho avuto conferma del fatto che l’innovazione può emergere nella mente di una persona, ma poi deve diventare strategia grazie al Genio Collettivo di tutti coloro che lavorano in azienda (e intorno all’azienda, nel suo eco-sistema).
Le preferenze sono state distribuite su tutti e tre i loghi e qualcuno mi ha addirittura suggerito di sceglierli tutti e tre:
Portando all’estremo l’orientamento al cliente, mi verrebbe da dire che occorrerebbe tenerli tutti e tre e usare ciascuno di questi per il tipo di interlocutore; non sto teorizzando l’assenza di identità o peggio il finto uso di valori a seconda dell’interlocutore, ma che – nella mia esperienza – se l’altro ti interessa, lo servi, ti metti al suo servizio
Ho scelto il primo, perché i feedback su questo logo hanno fatto emergere in modo nitido le caratteristiche del nostro modo di intendere l’innovazione, che è concreta, inaspettata, richiede di uscire dai nostri normali schemi mentali, facendo emergere risorse e idee da tutte le persone dell’organizzazione. Attraverso questi feedback ho capito meglio il valore che possiamo dare ai nostri clienti, il nostro WHY:
Come coach penso che parte del tuo lavoro possa essere far emergere risorse e idee da dentro le persone, quindi aiutarle/guidarle a i m m a g i n a r e.
La nr uno, pur utilizzando un font molto cartoon, rimanda ad un concetto di serietà e rigore inserendola nel tassello nero; come a dire, innovazione e creatività ma con concretezza e metodo.
Mi piace il primo…in bianco e nero…perché mi passa l’idea che innovare non è ciò che ci si aspetta.
Direi la uno per il contrasto tra l’immagine mentale che la parola colore esprime e il logo in bianco e nero.
Io sceglierei il primo: immediato, leggibile. Chi fa innovazione non si lega a uno schema, a una palette fissa di idee/colori. Il colore lo definisce il progetto di volta in volta considerato.
La numero uno perché una base nera è come una lavagna su cui riscrivere una storia nuova magari a colori.
La storia finisce qui. Grazie, grazie, grazie a tutti quelli che hanno collaborato a questo esperimento!!!
Vi invito a farvi un giro nel sito www.innovationcolors.it che da oggi è online. Oppure a scrivermi a cecilia.spanu@innovationcolors.it se siete interessati ai nostri servizi.
PS. Il logo prescelto è bianco e nero, ma sul sito qualche colore lo trovate 😉