Enrico Gandolfi, autore di Generazione Nerd, è Ph. D. in Teoria e Ricerca Sociale alla Sapienza di Roma e ricercatore associato al Research Center for Educational Technology della Kent State University in Ohio. Oggi vive in America, insieme alla moglie, giornalista, e al loro bambino. Enrico è un cosiddetto “cervello in fuga”.
Il nostro incontro avviene su Skype, alle 21.30 ora italiana, 1530 ora dell’Ohio. Enrico è molto affabile e davvero accogliente, dopo poche parole ci scambiamo opinioni e commenti sul libro come se ci frequentassimo da anni e come se fossimo nella stessa stanza, di fronte ad una tazza di caffè.
Incomincio provocandolo sul fatto che il suo libro è in alcuni punti un po’ pesantuccio per lettori curiosi ma non addetti ai lavori. Mi spiega che le mie difficoltà sono del tutto comprensibili, Generazione Nerd è la documentazione della ricerca fatta per la sua tesi di dottorato alla Sapienza e per poter essere incluso fra le pubblicazioni di un ricercatore universitario un libro deve necessariamente usare il linguaggio tecnico ed avere una struttura lunga e noiosa…
In USA è diverso, i professori universitari non devono scrivere libri noiosi per migliorare il loro cv accademico, e sono molte di più le collaborazioni con le aziende e i progetti finanziati dal privato. Anche per questo Enrico vede con difficoltà un suo futuro professionale in Italia, le opportunità di crescita sono oggettivamente minori.
Oltre che di subculture giovanili, Enrico sta lavorando nel campo dei Game Studies. la disciplina che studia il design dei giochi, le interrelazioni fra il gioco e le persone, la valenza sempre più forte del gioco per l’apprendimento, per la collaborazione in azienda e per la comunicazione (la cosiddetta gamification). I Game Studies sono un campo interdisciplinare, con ricercatori e accademici che provengono da una molteplicità di aree come la computer science, la psicologia, la sociologia, l’antropologia, la filosofia, le arti e la letteratura, i media e la comunicazione… insomma Enrico lavora in un campo estremamente interessante.
Dopo un confronto sui massimi sistemi, ne approfitto per fargli una serie di domande di approfondimento sui temi del libro Generazione Nerd.
“Dateci gioco, fantasia e un occhiale rotto e noi vi solleveremo l’universo”
è la citazione riportata sul retro di copertina. Enrico mi racconta che è una frase tratta dall’intervista ad una delle donne coinvolte dalla sua ricerca e che è stata scelta perché esprime bene il senso di sicurezza e di potenza che accomuna la subcultura nerd, sicurezza e potenza derivanti dalla consapevolezza di riuscire ad anticipare e prevedere quello che succederà. Le donne sono una minoranza, ma quando sono presenti hanno ruoli riconosciuti e apprezzati, per esempio nei giochi di ruolo hanno una capacità di immedesimazione e creatività superiore.
Andiamo a fondo di alcune sfumature della sfaccettata subcultura nerd: una profondità del consumo culturale, non vogliono fare soldi ma sono spinti e motivati da altro, possono essere persone di grande talento e potenziale professionale, ma rifuggono ambienti mainstream come quelli delle grandi aziende, a meno di trovare aziende particolarmente “accoglienti” (come descritto nel libro Come funziona Google), stanno bene con se stessi anche se non rifuggono amicizie e compagnia dei pari, il loro sistema valoriale è puro, sono contro la pura apparenza, il doppio-giochismo e il razzismo.
Anche Enrico è un po’ nerd, mi colpisce in lui la passione per i temi che tratta, la leggerezza e l’umiltà con cui porta avanti il suo impegnativo lavoro, e il suo sguardo positivo verso il futuro: l’esperienza professionale che sta vivendo in Ohio non è un confino obbligato, ma un’opportunità che sta cercando di vivere al meglio per sé e per la sua famiglia.