“Un po’ come quando, giocando da bambini, si traccia con il piede un limite nel terreno.
Al di qua e al di là.
Il prima e il dopo.Prima, l’ordine era stato un catalogare, riunire e separare le famiglie, le categorie, i generi. C’era una struttura e, in quella struttura, cercavo di inserire le cose che non riuscivo a comprendere.
Poi la struttura si è dissolta e, al suo posto, è comparsa la disordinata danza delle parole. (…) I vuoti, i bagliori, i sinistri scricchiolii del reale avevano finalmente una via per essere ricuciti.”