“Cartesio annovera la meraviglia tra le sei passioni fondamentali, definendola un’emozione che proviamo per qualcosa che ci sembra raro e straordinario. La meraviglia coincide in parte con il timore reverenziale, ed entrambi suscitano in noi espressioni simili: occhi spalancati e bocca aperta”.
Ecco, io davanti ai colori (#colors) del mondo – colori di oggetti naturali o creati dall’uomo – faccio spesso un’esperienza simile di meraviglia (#wonder), che è qualcosa di più di un’emozione sfuggente, è un momento razionale ed emotivo insieme, di profonda connessione con la Bellezza, ed è un momento che mi cambia. A volte riesco a fermarlo con una fotografia con il mio iphone e così posso condividerlo con altri e anche riviverlo di nuovo.
Per questo motivo mi è piaciuto così tanto il libro “Cromosofia”, che va ad indagare la connessione fra i colori e gli esseri umani.
I colori hanno un impatto diretto sul nostro stato emotivo, alterano le nostre energie e di conseguenza influenzano le nostre azioni: quando siamo al lavoro, in casa, nei nostri spostamenti quotidiani e nei nostri viaggi in capo al mondo. Di questo parla Cromosofia, spiegando con esempi, storie personali e teorie neuro-scientifiche che sviluppare la nostra Intelligenza Cromatica e la nostra Intelligenza Emotiva può darci molti benefici.
Dopo un’intuizione avuta presentando la sua tesi di laurea, Ingrig Fetell Lee raccoglie centinaia di immagini di oggetti, luoghi, cose e persone che generano gioia (non solo in lei ma anche nelle persone che ha attorno) e va alla ricerca di schemi e ricorrenze per capire quali elementi hanno in comune queste immagini, nelle forme e nei colori.
Estrapola alla fine, dopo un lungo lavoro di ricerca, il suo modello delle Estetiche della Gioia, secondo cui ci sono almeno 10 diversi modi con cui oggetti, luoghi, cose e persone generano stati emotivi gioiosi, in modo trasversale a tutti gli uomini e a tutte le culture: Energia, Abbondanza, Libertà, Armonia, Gioco, Sorpresa, Trascendenza, Magia, Festeggiamento e Rinnovamento.
“Il potere delle Estetiche della Gioia è di parlare direttamente al nostro inconscio, tirando fuori il meglio di noi senza che nemmeno ce ne accorgiamo”.
E’ proprio questa la tesi di fondo del libro: possiamo non accorgerci del potere del colore su di noi e quindi subirlo quindi in modo inconsapevole, oppure possiamo allenare insieme la nostra Intelligenza Cromatica e la nostra Intelligenza Emotiva per capire quali delle 10 Estetiche sono più importanti per noi per stare bene. E’ come se i colori fossero un serbatoio di gioia che abbiamo intorno, a cui possiamo consapevolmente attingere. Ma questa consapevolezza non è generalmente diffusa nel nostro mondo occidentale.
In ogni capitolo si alternano spiegazioni delle ragioni neuro-scientifiche alla base di quell’estetica, episodi di vita dell’autrice, descrizione di luoghi, architetture, oggetti e interviste ad artisti e designer incontrati in giro per il mondo (dal Giappone, all’Irlanda, dalla Costa Azzurra agli Stati Uniti).
Ogni capitolo una scoperta, alla fine diventi più consapevole delle tue preferenze cromatiche e dell’impatto che forme e colori hanno sul tuo personale stato emotivo e quindi anche sul tuo comportamento.
Ecco alcuni passaggi particolarmente interessanti per me:
“Sottostimiamo l’effetto dei colori perché lo consideriamo decorativo, non utile. Nel mondo fatto dall’uomo, il colore si posa sulla superficie: una patina sottile, un tocco finale. Lo dice persino l’etimologia della parola, che deriva dal latino celare, nascondere. Ma in natura il colore penetra l’intero spessore di un oggetto. Il caco, per esempio, è arancione sia fuori che dentro. Il colore in natura significa qualcosa.”
“Pochi direbbero che il loro colore preferito è il grigio o il beige, eppure le nostre case sono spesso dipinte di tonalità neutre. Perché, mi domandavo, c’è un divario così netto tra i colori che ci trasmettono gioia e quelli di cui ci circondiamo? Cromofobia, la gente ha paura del colore.”
“Le persone colte mostrano una certa avversione al colore…respingiamo il colore e la gioia come cose frivole e puerili e apprezziamo i colori neutri perché li consideriamo un segno di classe e di maturità (…) quasi ci vergogniamo di avere del colore nelle nostre vite.”
“Molti di noi si nascondono dietro un’idea di buon gusto per il timore di essere davvero se stessi. (…) Il buon gusto contiene senza dubbio una promessa seducente, perché ci garantisce approvazione e appartenenza, ma è anche un dio dispotico che esige sacrifici, ed è sempre la parte bizzarra, estrosa e originale di noi a essere immolata”
“Consapevole del mio bisogno di sensazioni, iniziai a vederle come sostanze nutritive. Stavo assumendo abbastanza vitamina C? Abbastanza calcio? Abbastanza forme, colori, motivi e consistenze? Certi giorni, guardandomi intorno, la risposta era purtroppo negativa. I nostri ambienti sono caratterizzati da un’estetica minimalista (…) nei nostri ambienti anonimi e noiosi patiamo una fame sensoriale, e senza altri mezzi che la soddisfino la plachiamo mangiando.”
Oltre allo speech di Ingrid Fetell Lee al Ted “Where joy hides and how to find it” c’è un video del suo intervento all’Aspen Ideas Festival “The surprising power okf joy” che ripercorre tutti i passaggi più interessanti del libro.
Per chi era solo curioso e voleva avere un’idea dei contenuti del libro, il post finisce qui.
Gli appassionati di colore possono invece proseguire nella lettura, per scoprire qualcosa di più di ognuna delle 10 Estetiche della Gioia. E’ solo una lista di appunti, per avere il quadro d’insieme dovrete leggere il libro….
“Quando iniziai ad interessarmi dei luoghi che procurano gioia, mi resi conto che molti trasmettono quella vertiginosa sensazione di abbondanza: parate e circhi, negozi tutto a un euro, mercatini delle pulci. (…) un cono gelato ricoperto di granella arcobaleno, una pioggia di coriandoli, una trapunta colorata, una partita a shanghai hanno lo stesso irresistibile fascino.”
“Un giorno d’autunno 2000 una squadra di imbianchini ritinteggiò di arancione acceso un edificio storico di Tirana, in Albania. (..) In mezzo a quel trambusto si poteva pensare ad uno scherzo, ma non lo era. E non si trattava nemmeno di un graffito o dell’opera di un vandalo. L’artefice di tutto era il sindaco Edi Rama.”
“Come l’energia, la libertà è invisibile. Non è qualcosa che si può assaporare o toccare. Eppure abbiamo una consapevolezza viscerale di quando ci sentiamo liberi. E i luoghi più liberatori di tutti si trovano in natura”.
“L’ordine non è noioso o compassato, è la manifestazione tangibile di un’armonia vibrante, di parti diverse che cooperano per sostenere l’aggraziato equilibrio della vita. (..) L’armonia dimostra che qualcuno ha preso a cuore la cura di un posto. Il disordine invece produce l’effetto opposto”
“Il gioco è uno dei nostri principali mezzi di accesso alla gioia. (..) Spesso è stato liquidato come frivolo e superfluo. Come le emozioni, ha ricevuto relativamente poca attenzione scientifica (..) Ci sono aziende, in particolare start-up tecnologiche e imprese di ricerca e sviluppo, che nel tentativo di incrementare la creatività dei dipendenti allestiscono spazi di lavoro ispirati alle aule e ai parchi giochi degli asili, con colori primari e pavimenti di linoleum o morbida moquette, e con poltrone a sacco colorate e pouf di gommapiuma. Alcune hanno persino pareti da arrampicata e scivoli anziché scale”
“Tutti i bambini vivono in un mondo pieno di sorprese. Ogni nuova cosa, per quanto ordinaria, ispira loro un senso di meraviglia e di gioia. Ma l’entusiasmo declina naturalmente con l’età e a causa della familiarità con ciò che li circonda. Questo fenomeno viene chiamato “adattamento edonico” e innesca una sorta di consumismo disperato. (..) L’estetica della sorpresa può essere uno strumento per coltivare un rapporto più sostenibile con le cose.”
“Sollevarci in aria modifica il nostro rapporto con la terra e la vita. Meschinità, fastidi e preoccupazioni sembrano rimpicciolire insieme al mondo sottostante. (…) Gli astronauti di molte missioni spaziali hanno riferito di aver provato un’emozione trascendente durante il volo, nota come “effetto della veduta d’insieme”: un misto di profondo timore reverenziale, senso di comunione con gli altri esseri viventi e dissoluzione di barriere come l’appartenenza ad una nazione (…) un’intensa esperienza spirituale, unita alla consapevolezza della fragilità della vita sul nostro pianeta”.
“Trascorriamo i primi anni della nostra vita tra fiabe e film fantasy pieni di sirene, unicorni e supereroi (…) Raggiunta la maggiore età ci si aspetta da noi che entriamo definitivamente nel mondo reale, abbandonando quello della magia. (…) Nel culto della produttività e dell’efficienza che oggi governa le nostre vite, il magico appare un lusso, un po’ come il gioco o il sogno ad occhi aperti, invece è spesso un catalizzatore di nuove scoperte. Alla base dell’amore per arcobaleni, comete e lucciole, sotto rimane la convinzione che il mondo sia più grande e stupefacente di quanto crediamo. Se vogliamo essere creativi e innovatori, dobbiamo continuare ad alimentare questo serbatoio”.
“Ciò che rende unica una celebrazione è il fatto che sia una forma di gioia peculiarmente sociale, qualcosa che sentiamo il bisogno di fare con gli altri e che crea un’atmosfera di gioia inclusiva”
“La primavera ci restituisce la consapevolezza del tempo, e soprattutto delle possibilità: Il disgelo della dura terra, il rifluire della linfa, lo schiudersi della miriade di gemme: mentre la terra lentamente accelera, sentiamo intorno a noi l’energia di un nuovo inizio, e il nostro pensiero si volge al futuro, a gioie da attendere a braccia aperte. Trovare la felicità non significa trovare un’esperienza del mondo perfettamente stabile, in cui non si intrometta mai la tristezza, ma imparare a cavalcare le onde della gioia e a rialzarci dopo ogni caduta.”