NOTA BENE: Questo post di recensione del libro “Coaching for Innovation” è per le persone della mia rete che sono curiose di capire cosa sto facendo da un anno a questa parte, perché ho deciso di diventare un Executive Coach e cosa c’entra il Coaching con l’Innovazione (per chi non lo sapesse, “Coaching for Innovation” è anche il pay-off che ho scelto per la mia nuova società Innovation Colors).
Andiamo per gradi.
Penso sia ormai un’opinione condivisa che l’INNOVAZIONE sia un obiettivo fondamentale per tutte le aziende, di tutti i settori e dimensioni.
In today’s world, innovation is not a choice. If you do not innovate, you are sowing the seeds of your own destruction.
Scott Antony, The Little Black Book of Innovation
Ma che il COACHING (di seguito definisco di cosa si tratta) sia uno strumento/approccio necessario e indispensabile per ottenere l’Innovazione in azienda, non è un’idea altrettanto condivisa.
Il libro va appunto a fondo sulla connessione fra INNOVAZIONE come fine e COACHING come strumento, chiarendo alcuni aspetti e passaggi su cui ci può essere confusione e proponendo alcuni modelli operativi e strumenti da usare in azienda.
Secondo ICF (International Coaching Federation) il Coaching è “una partnership con i clienti che, attraverso un processo creativo, stimola la riflessione ispirandoli a massimizzare il proprio potenziale”.
Nella pratica delle aziende, l’Executive Coaching è un servizio di supporto ai manager da parte di un professionista esterno (o interno) consistente in una serie di colloqui e analisi ongoing della situazione, finalizzati allo sviluppo di determinate competenze, all’aumento dell’efficacia del manager e alla facilitazione di un cambiamento personale.
Nella relazione one-to-one con il manager, l’Executive Coach usa metodologie e strumenti ad hoc, leggermente diversi a seconda della “scuola di formazione di riferimento”, che però hanno tutti in comune:
Per esercitare questa professione è necessaria una formazione specifica e un percorso di sviluppo delle proprie competenze, che culmina con il rilascio di una credenziale a livelli progressivi (quella che ho acquisito io è la Credenziale ICF ACC Associate Certified Cocah).
In senso più ampio, il Coaching è anche un approccio alla gestione delle relazioni in azienda utilizzabile dai manager stessi (si parla in questo caso di Manager Coach). In questa seconda accezione, il Coaching viene definito dalle autrici del libro come un processo di accompagnamento alla ricerca di strade e opzioni per risolvere un problema aziendale o raggiungere un certo risultato, attraverso le leve chiave dell’Ascolto, delle Domande e del Feedback.
E’ chiaro che il Manager Coach è diverso dall’Executive Coach di cui sopra: il primo non è esterno alla relazione, è coinvolto nell’obiettivo del suo collaboratore e utilizzerà strumenti più informali e meno strutturati. Ma come l’Executive Coach, il Manager Coach avrà imparato un certo tipo di approccio e agisce in una modalità particolare, sia nelle relazioni one-to-one, sia nelle situazioni di team:
L’approccio di coaching è la lingua con cui si comunica in un’organizzazione che ha una cultura dell’innovazione.
L’approccio di coaching ha un impatto diretto sulla capacità di Innovazione in azienda perché – attraverso l’ascolto e le domande – permette di fare emergere ed esplorare tutte le possibile alternative, incoraggia la generazione di idee, permette di andare oltre all’ovvio (bigger thinking lo chiamano le autrici).
Mi ha colpito molto quanto ho letto pochi giorni fa in un articolo di Gianmario Verona, rettore dell’Università Bocconi: il CEO da gestore ed esecutore deve diventare sempre più innovatore e stimolatore di una cultura dell’innovazione:
Alla fine il manager, o, come meglio si direbbe in inglese, l’executive, fino a poco tempo fa doveva fondamentalmente «gestire» ed «eseguire» ….oggi, invece, deve saper innovare.
In passato l’azienda ruotava, tutta, attorno alla figura del Ceo e al suo gruppo dirigente. … Era una squadra tecnica e gerarchica, amante della gestione verticale e del controllo decisionale. De facto, il Ceo era un leader poco democratico, attorniato da generali che gestivano silos tecnici e separati e in cui la quadra dell’informazione avveniva solo nella stanza dei bottoni
(Oggi invece) il Ceo deve far proprio questo nuovo contesto. È fondamentale lavorare di squadra, non nel senso retorico dell’espressione e nel senso limitato al gruppo dirigenziale, ma nel senso concreto di motivare ogni singolo membro dell’organizzazione. ….. È un manager che ruota, correndo, attorno al business model aziendale: il sistema solare che è divenuto il vero centro dell’universo. Per farlo, deve saper innovare e deve saper stimolare la cultura dell’innovazione all’interno dell’impresa.
La trasformazione e l’innovazione possono emergere nella mente di un leader visionario ma diventano strategia grazie dal Genio Collettivo di tutti coloro che lavorano in azienda, liberando il loro potenziale. Il ruolo del leader sarà quello di creatore di contesti in cui l’apporto di tutti possa emergere.
Ringrazio Cristina Bianchi e Maureen Steele per aver fatto accendere una lampadina nella mia mente, facendomi vedere una connessione chiara fra INNOVAZIONE come fine e COACHING come strumento a disposizione di ogni manager per poterla realizzare in azienda.
Ah, dimenticavo… sono scaricabili online sul sito Coaching for Innovation molti dei modelli presentati nel libro, fra cui i più utili/interessanti:
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Sottotitolo:
Tools and techniques for encouraging new ideas in the workplace
Autrici:
CRISTINA BIANCHI e MAUREEN STEELE, coach, trainer e consulenti che operano in Svizzera e Inghilterra.
Cosa mi ha insegnato questo libro: