L’ho finito, mi ha lasciato un grande senso di tristezza.
Intrigante il filo conduttore. Siamo a Tel Aviv, 4 amici guardano in tv la finale dei Mondiali di calcio del 98 e uno di loro ha un’idea: perché non scrivere su un foglietto i loro desideri, i sogni per gli anni a venire, per poi attendere la prossima finale dopo 4 anni per vedere se si sono realizzati?
In questi 4 anni si snoda la loro storia, l’amicizia profonda fra di loro, gli amori, i cambiamenti e i dolori per arrivare a comprendere (e misteriosamente mescolare) lo scopo di ciascuno di loro nella vita.
La posta per me:
UNO SCOPO
Tu non hai uno scopo, ha sparato. Tutto quello che mi hai raccontato di te fino ad ora mi ha convinto che procedi nella tua vita alla cieca. Senza mappare i tuoi desideri e le tue possibilità.
METE E SCHIAVITU’
Ecco, proprio questo è il problema con il modo di vivere occidentale, ci ha spiegato Ofir in modo tranquillo. Ci poniamo delle mete, e ne diventiamo schiavi. Siamo talmente impegnati a realizzarle, che non ci rendiamo conto che nel frattempo sono cambiate.
QUALCOSA DI SBALLATO
C’è qualcosa di sballato, in me. Qualcosa di essenziale è sballato. (..) Qualcosa di fondamentale è sballato in ciascuno di noi, no? Ho commentato io. Per il semplice fatto che siamo essere umani.