Questo libro mi resterà nella memoria per molto tempo, per via di Daniele.
Daniele è Daniele Mencarelli, l’autore.
Daniele è anche il protagonista diciasettenne del romanzo, che intraprende un viaggio in autostop, senza soldi e senza documenti, per ritornare a casa sui Castelli romani, da Misano Adriatico dove era andato in vacanza con amici.
Daniele è anche mio figlio Daniele, quasi coetaneo del protagonista.
Daniele è anche il nome di un ragazzo incontrato un giovedì in casa arancione in Kayros: anche lui diciassettenne, era arrivato in comunità da pochi giorni e quella sera, mentre apparecchiavamo la tavola insieme, colpita dal suo nome, mi sono messa a raccontargli la trama del libro che stavo leggendo e lui ci ha raccontato la sua storia e il suo desiderio di tornare presto a casa. Quindici giorni dopo, sono tornata con una copia del libro come regalo per lui, ma Daniele era tornato a casa dalla sua famiglia, sempre tornare ….anche lui è tornato dopo aver rischiato di perdersi.
Come per tutte le mie letture recenti sono andata a cercare una video intervista online per dare un volto all’autore e l’ho conosciuto qui
Simpatica la bibliotecaria che lo intervista, gli pone una serie di domande nate nel gruppo di lettura sul suo libro. Dall’intervista ho scoperto che “Sempre tornare” è il terzo di una trilogia auto-biografica al contrario, dopo “La casa degli sguardi” che avevo letto e “Tutto chiede salvezza” che ho in casa e leggerò presto.
Cosa mi è rimasto del libro:
– è un libro di incontri profondi con persone di tutti i tipi, ho contato 19 incontri: Enrico, il cinquantenne ricco, Annamaria, la signora anziana sola, Lucio il giovane che guida veloce, Emma la ragazza di cui Daniele si innamora perdutamente, Veleno il vedovo che ama gli animali, Roberto, il ragazzo sovrappeso,….
-dietro ogni incontro c’è una persona, una storia, spesso un dolore …Mencarelli è un poeta nell’entrare in punta di piedi in relazione con l’Altro
–senza soldi e senza documenti Daniele deve chiedere la carità …la carità di essere sfamato e ospitato per la notte da chi incontra, ed è bellissimo il modo in cui l’autore racconta la fatica che Daniele fa all’inizio per chiedere e le reazioni di chi incontra
-la leggerezza del non controllo e del non possesso e il senso di libertà piena (una sorta di Christopher McCandless di Into the Wild italiano)
-nella parte finale c’è un colpo di scena, Daniele rischia la vita e io mi sono trovata a tremare, avere paura e soffrire come se fossi io in quella macchina
Ed ecco la posta per me:
TUTTO O NIENTE
Devo capire. Io sono qui perché devo capire. Non posso più fare finta di niente. (…) Non è colpa mia se ogni gesto, sentimento, respiro, mi chiede da che parte stare, perché in tutto vive una battaglia (..) Ogni giorno nel mio petto esplode un duello, sempre lo stesso.
Un duellante si chiama Tutto. Il suo avversario si chiama Niente.
LA BELLEZZA
Non so come. Ma la bellezza c’entra. Dentro ogni colore acceso, a ogni battito di ciglia che rinnova lo stupore, io sento qualcosa, come un nome che chiede di essere trovato, e pronunciato.
Dentro la bellezza ci abita qualcuno. Come ti chiami? (…) A parte il silenzio, non arriva la risposta.
Non che la cosa mi sorprenda, vivo dentro le mie domande da quando ero bambino che soffriva senza capirne il motivo. Esattamente come oggi.Lei (Emma) sorride. Non sa cosa sia per me in questo momento. Perché lei c’entra. Lei. Il suo sorriso. Al dolore, al sentimento del Nulla, quello che mi divora se gli permetto di entrare nella mia testa, non ho altro da opporre che la bellezza. Come può essere generata dal Caos? Come può essere lei, la sua perfezione di vita, figlia del Nulla?
La bellezza è una promessa, ecco cos’è. Promessa di verità. E un giorno, lo giuro, ci arriverò. Capirò tutto.
EUFORIA
Non ho soldi, documenti, ma sono tranquillo. (…) Mi sento in corpo un’euforia che ne basterebbe mezza per illuminare un palazzo. Un misto di energia, eccitazione ed entusiasmo.
L’UMANITA’
Alla fine un essere umano, Annamaria come ogni altro, sta tutto in una manciata di oggetti di uso comune. Non bastasse il sangue, il corpo, un cuore, anche le povere cose che ci servono per vivere ci ricordano che siamo tutti uguali, abbiamo stessi bisogni, abitudini e identico destino. (..) L’umanità è una, e quello che ci divide sarà sempre infinitesimamente più piccolo rispetto a tutto quello che ci unisce.
LA FELICITA’
Annamaria mi sorride, o almeno ci prova. E’ come se quel gesto, e la gioia che lo fa sgorgare sulle labbra, le fosse sconosciuto, lei tenta ma non ci riesce mai veramente. (…) Io la felicità l’ho sempre conosciuta. E so con quanta forza riesca ad invadermi in corpo, a staccarmi i piedi da terra.
La felicità è un lampo. Chiede di essere vissuta, non misurata. Se ti metti lì, con il metro, o la bilancia, sei destinato al fallimento
CON I SOLDI
Con i soldi tutto, o quasi, è possibile. (..) Puoi tutto. A parte le cose importanti. (…) Ecco. Il tempo non si può comprare. Il destino non si può comprare. La morte, figuriamoci quella.
DENTRO LE VITE DEGLI ALTRI
Un giorno saprò se la mente che mi ritrovo, capace di trasportarmi dentro le vite degli altri senza mai chiedermi il permesso, o di farmi vivere visioni dure come il ferro, è un dono della natura o una malattia con un nome e cognome.
LA GIOIA CHE NON DURA
In un momento preciso, quando la luce è iniziata a scendere, ho scoperto che esiste una sofferenza più grande della mia immaginazione. E ho pianto. Ho fatto attenzione a non farmi vedere da lei, e lei non se n’è accorta. Perché ho sentito la gioia come un castigo, ammazzata dal tempo che ci trascinava verso sera, e tutto farsi nero, dentro la notte, dentro il niente. Perché questo pomeriggio è dovuto finire?
IL NEMICO
Continuo a scappare dal mio nemico. Anche se lui tiene il mio passo. E’ nel mio passo. Il mio nemico è dentro di me. E sfuggirgli è impossibile.
IL RICONOSCIMENTO
Lo sguardo che ci scambiamo è un dialogo che a sfarlo tutto ci vorrebbero mille anni. In un secondo di occhi agganciati ci siamo riconosciuti nell’amore per gli animali e istantaneamente siamo diventati amici, confidenti (..)
IL DOLORE AVVERATO
Anche lui (Veleno) è alle prese con quello che mi perseguita da sempre. Il dolore avverato. La perdita fatta realtà. C’è chi si consuma nell’attesa, come nel mio caso, e chi alla prova è sottoposto veramente, e sopporta, vive l’assenza per come possono gli umani. Resiste.
BRANDELLI DI LUCE
Ed eccomi alla finestra, in mutande, a guardare la terra di Veleno (…) Su tutto, ora, regna il silenzio della notte (..) Tutto è bellezza, e nella stessa misura pace. Nessun conflitto, né odio fino all’orizzonte. E’ quando mi faccio portare dalla gratitudine che la realtà si accende. (..) Un’improvvisa luce rischiara tutto, dura un battito di mondo. Ma non faccio mai in tempo a catturare nulla, a capire nulla. Le distanze tornano a farsi incolmabili. Non mi accontento di un brandello di luce. Io ti dichiaro guerra, vita, io t’incendierò di significato. Oppure, come fiamma brucerò verso il cielo.
LE LUCCIOLE
Un popolo di lucciole balla ai miei piedi. Come stelle danzanti precipitate sulla terra. Uno spettacolo che mi toglie le parole. Luce nel buio. La bellezza va vissuta, qualsiasi racconto, per quanto preciso, sapiente, non può dire la gioia di fronte a certe visioni, né la gratitudine che arriva a colmare gli occhi di lacrime.
OGNUNO NASCE PER QUALCOSA
Ci penso sempre al destino. Che sia una materia impossibile da afferrare lo si capisce dai tanti nomi che gli attribuiamo (provvidenza, caso, fato) …Nessuno mi toglie dalla testa che ognuno di noi nasca con una dote precisa, con una bravura nascosta che chiede di essere scoperta. (..) Ognuno nasce per qualcosa. E’ questa, in fondo, la mia definizione di destino.
IL MALE TRAMANDATO
Ecco come generazione dopo generazione, dall’inizio del tempo alla sua fine, una famiglia si tramanderà il male. Ci vorrebbe qualcuno, un adulto, un maestro, che vada da quei due (i coniugi bestia) e con buone parole, la giusta persuasione, spezzi la tradizione, in virtù di una novità incredibile. Il bene.
IL GIUDIZIO
Non sono nato per giudicare gli altri. E con lui (Gianni) sarebbe facile. Anzi, il giudizio è una distrazione, una perdita di tempo, rispetto a questa smania d’eterno che mi chiede di cercare ovunque, chiunque.